17 APRILE 2023
Un cammino nel deserto (sabbia /vento /ginestre) si fa tenda nel transito, sosta per dire/dirsi, ri-conoscersi umanità tra dolore e speranza, tra dubbio e coraggio: tanta gente diversa, a sera fresca nel giorno della Parola che scalda, si allaccia nel cerchio della scena. Contronarrazione a più voci e lingue, appassionata da una memoria che genera possibilità, da una scienza che palpita riscatto, un disegno che svela lo specchio del giorno. Una indagine accorata si fa rappresentazione pluriversa di grumi di corpicuorimenti non rassegnati a poteri violenti, a tessere legami di pace, ad acciuffare -la corda è sottile ma resiste- libertà condivise e coevolventi, a sciogliere la denuncia rabbiosa in rigogliosa adunata di pace.
Teologie intrepide tra Gerusalemme e Casarsa, epistemologie inermi oltre i muri dei poteri, sconfinamenti del pensiero in poesia, del desiderio in possibilità, della parola che squadra in soffio che genera. E – nella notte scossa dai profumi di nuove consapevolezze – uscire smossi e smosse dal tempio, per non rientrarci più: perché un immaginario è stato congedato ed espulso, perché uno nuovo può germinarsi nel ventre fecondabile di una Storia, ancora non detta ma già annunciabile.
Questo si è compiuto ieri sera, a Brescia, nella periferia che incrociando differenze segnala la direzione del cammino. Orgogliosa tutta Alilò di un progetto che si compie per proseguire; che si è fatto carne in baratti e scommesse, scontri e incontri, generosità e competenze, mute fatiche e abbracci creativi di voci/mani/gesti. Un percorso ostinato e contrario, declinazione di un impegno di chi ha pensato, co-scritto, tenuto il filo, vegliando trepida/intrepidamente su ogni momento del procedere, cercato l’acqua pulita per impastare grano e lievito, eros e logos, Cristiana che con Paola, Chiara, Michele ci hanno portato qui, a sostare per un momento in questa tenda che ci porteremo dietro e dentro fino a conoscere il colore del vento. Da questa sera di conferma che riconferma e apre porti a nuove generazioni. Come la certezza dell’alba che fiammeggia primavera.
“Nel Grembo umido, scuro del tempio
l’ombra era fredda, gonfia d’incenso;
l’angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d’improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese – Conosci l’estate –
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento”.
Fabrizio De Andrè
“Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.
…
La mia è una visione apocalittica. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare… Dare scandalo di mitezza”.
Pier Paolo Pasolini