28 NOVEMBRE 2018
Mercoledì 28 novembre: nel freddo che sale sereno dal colle al piano, sul confine tra le mura cortesi e lo smarrimento del suburbio, va in scena la seconda tappa del percorso LE RADICI CULTURALI DELLA VIOLENZA, offerta di Public Engagement dell’Università di Bergamo.
Location perfetta (pietre e legno induriti nella resistenza al tempo, ombre nel buio cedevole al grido, platea ammutolita dalla forza della storia) per una performance sublime di Sophie e delle sue marionette, per svelare alle multiformi (nel tempo e nello spazio) declinazioni della storia di Isotta uno sguardo di donna, dolorosamente consapevole “di non avere mai amato me stessa fino in fondo, per amare te, Tristano”. Tragicamente (ed eroicamente al femminile) consapevole di (volere) essere oltre le catene e oltre i destini, di essere chiamata a gridare dal suo antro di lucida follia d’amore l’incitamento vibrante (a tutte le donne, ma anche agli uomini ottusi dal possesso scontato) a – come esplicita Cri nella prefazione al libro di Sophie e Jovica – “ribellarsi, esplorare, desiderare la libertà”.
L’intervento – accorato e piegato a capire/rsi – di un maschio già un po’ plurale delle istituzioni (Sergio Gandi, vicesindaco di Bergamo) ha dato accoglienza al grido – a lungo atteso e curato – di Sophie, già pronto dietro la scena, e ai volti lignei delle marionette; le chiavi di lettura che Elena (Bougleux) e Sara (Bonfanti) – prima e dopo la performance – hanno fornito all’incantata platea, non hanno chiuso un cerchio perfetto, ma hanno aperto nei passi sulle scale verso la notte chiusa l’inciampo improvviso e violento di una domanda eterna: perché?
Romba persistente, come la nenia del tamburino alla chiusura delle mura, l’invito di Isotta: “chiedi, pretendi, ottieni, vivi”.
Isotta: mostraci come fare!
Forse che la speranza muoia? No, se accanto alla violenza denunciata possiamo rintracciare nel maschile di oggi germogli insicuri ma mai negati di tenerezza: è lei che apre all’abbraccio co-evolvente di anime, generi, differenze: restiamo uman*
Appuntamento il 6 dicembre (Auditorium di Piazza Libertà): musica dal vivo, parole dal profondo, lieta resistenza alla barbarie.