Cosa abbiamo fatto

Laboratorio formativo inter-generazionale FNP Città di Bergamo

Laboratorio formativo per pensionati e pensionate: incrociare percorsi per ri-creare coesione sociale e tessuti sottili nel quartiere della Malpensata

Il laboratorio formativo intergenerazionale ha coinvolto nei mesi di febbraio-giugno 2016 i pensionati e le pensionate del quartiere Malpensata di Bergamo, in stretta collaborazione con Università, FNP città di Bergamo e Cisl.
Attraverso letture, riflessioni e confronto circolare sono stati co-progettati, co-programmati e fattivamente realizzati degli stage sociali sul territorio; queste diverse esperienze sono successivamente confluite in una rielaborazione teatrale, in cui i diversi vissuti sono stati incrociati, accolti e restituiti ai partecipanti e alle partecipanti, consolidandoli/e in un gruppo denso e aprendo inedite future possibilità di attivazione sociale nel quartiere.

Le voci e le narrazioni che nel corso dei mesi si sono intrecciate e incrociate sono state raccolte da Luciano Togni in un “corto sonoro”  di vibrante di umanità, intitolato Il tessuto fine.

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Vanni Maggioni
Vanni Maggioni

Insegnante, poeta

Cosa abbiamo fatto

Parole che generano

Evento formativo con performance teatrale – atto unico in 30’ – inserito nel Corso di Perfezionamento “Violenza di genere e bullismo”
Dopo l’esperienza di Parole in movimento, tentiamo una nuova sfida, con una metodologia simile. Rimodulare le stesse, ma anche altre parole, in diverse danze, ma intanto perlustrare progressivamente nuovi universi in altri alfabeti. Così, ancora ricompare sconfinare con inatteso, ma entrano in scena cura e generatività. Scienza, metodo e passione per modalità flessibili di indagine e sperimentazione di forme espressive inedite e, quindi, stimolatrici di attenzioni, promotrici di coinvolgimenti. Si ringrazia per la collaborazione Luigia Calcaterra
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Hanno collaborato a questo progetto
Pubblicazioni collegate
Cosa abbiamo fatto

Parole in movimento

Parole vecchie con possibili significati nuovi, parole nuove, inusuali nelle nostre professioni, perché possono darci nuovi sensi

parola e corpo, perché noi siamo nel nostro corpo, noi siamo il nostro corpo e ci serve la parola per dircelo e dirlo.

Evento formativo con performance teatrale.

Offre un’originale occasione di riflessione su alcune parole chiave (sconfinare, leggerezza, bellezza, riconoscimento, inatteso, corpo/biografia….) in relazione all’evoluzione personale e professionale di dirigenti di strutture complesse, di aziende pubbliche e private, responsabili e operatori/trici dei servizi sociali, educativi e culturali.

Si ringrazia per la collaborazione Luigia Calcaterra

Hanno collaborato a questo progetto
Cosa abbiamo fatto

Reti, nodi, relazioni: riconoscer(si) per generare

Dalla auto-rappresentazione alla co-progettazione nel territorio di Clusone

Clusone (Alta Val Seriana): l’Assessorato alle politiche sociali ha ingaggiato Alilò per un percorso (4 incontri formativi e 1 iniziativa pubblica di restituzione, da dicembre 2017 a maggio 2018 ) aperto a rappresentanti di associazioni, enti, agenzie educative attive sul territorio e componenti una consulta promossa dall’ente locale. Nella non facile transizione di assetti e modelli socio-economici, si è colto il desiderio di provare a ricomporre collettivamente, conoscenze, esperienze, attese, bisogni. Alilò ha lavorato per favorire l’integrazione di ruoli, competenze, sensibilità di queste risorse, a partire da una reciproca ri-conoscibilità per poi elaborare una condivisa lettura di contesti e apprendere/sperimentare cooperativamente assunzione di responsabilità co-progettante con il Comune.

Hanno collaborato a questo progetto
Vanni Maggioni
Giovanni Maggioni

Formatore, poeta

Elena Agosti
Elena Agosti

Insegnante

Blog

“Attraversamenti delle maschilità” Tra cura, corpi e pratiche

19 OTTOBRE 2017

Meeting Internazionale e performance “Tenerezza e violenza nel maschile” presso l’Università degli Studi di Bergamo. Per riflettere, indagare, sondare le maschilità. Tra trasformazioni, egemonie e subordinazioni

Aria stimolante in accademia (vendemmie di passioni in un grido d’estate in UniBg):  strepitoso (sveglia consapevolezze, accoglie comunità di frontiera, riconosce coraggiose esplorazioni, genera un oltre di rete e di approdi) convegno internazionale. “Attraversamenti delle maschilità” .Approda qui ed ora il fervore, anche aliloista, dello “studio 6” di S. Agostino (appassionata enclave di ricerca, abitata da 3 donne di aspirazione/ispirazione gilanica, sulla frontiera tra città e contado). Trasforma un possibile rito in un desiderio di libertà che – anche dolorosamente – scuote, responsabilizza, ingaggia in un gioco che non ha spettatori o guardiani, perché tutti/e sono in campo senza cancelli.

Dubbi intrepidi: la crisi giustifica trasformazioni conservative? Eredità culturali e diversi contesti socio-economici sbriciolano muri ostruenti il vero? Come vino nuovo imprigionato in vecchie botti, antiche subordinazioni si perpetuano sotto vesti griffate dall’insapido  politically correct?

Ma anche trepidi scatti: intersezioni che svelano, ruoli generativi che si manifestano, fratture di contesti scovati dagli occhi di bue di giovani indaganti.

E ancora: orme necessarie per mappe inedite, che diano passo certo a chi investiga il pensiero, a chi cerca le stelle , a chi offre/ soffre il cambiamento, a chi tesse speranza oltre la riparazione e la sconfitta.

Alimentazione reciproca tra il pulsare della vita di uomini e donne e lo sguardo plurimo e condiviso di menti, cuori, corpi. Per una pluralità avvenente e possibile del maschile, che  nella sabbia dei calzari e nello sguardo all’orizzonte ricompone con la assorta leggerezza del femminile irrinunciabili diversità di storie narrate, ricchezze di generi in viaggio, uguali dignità da condividere nell’ impegno per/nel mondo con/per tutti/e. L’irregolarità irriga.

Ci hanno attraversato simboli ed astri, emozioni e paradigmi, volontà e desideri: primo terrazzamento di vitigni nuovi che guardano il mare senza dimenticare la collina: non c’è diavolo notturno, ma cura aperta per il lavoro dell’alba (sogni resilienti e mani già operose).

Senza dimenticare mai la tenerezza che risuona ogni volta – musica, canzoni, poetry- che l’ebbrezza dell’eros dà respiro e sangue alla perspicacia del logos. Nel chiostro antico memorie nuove sulla soglia della notte, per riprendere nel giorno la vibrazione crescente di un nuovo insieme. L’oltre non è solo il dopo.

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Violenza di genere e bullismo: andata e ritorno di…

24 LUGLIO 2017

Bullismi. La radici culturali della violenza: conoscere, agire, educare, prevenire

Nel prato del pensiero altro si era concluso il calendario formativo della seconda edizione del Corso di perfezionamento dell’Unibg VIOLENZA DI GENERE E BULLISMO. Un approdo arditamente e gilanicamente condotto da novelle argonaute (Greta, Alessia, Laura, al timone sul cassero intrepida lungi-mirante Cri), con appuntamento al porto per gli/le 11 naviganti il 5 luglio. Compito pattuito: restituire – con persistente invito a intrecciare eros e logos- l’appreso, il compreso, l’intrapreso.

Dopo una sosta per dare respiro al depositarsi consapevole del viaggio e dei contesti tangenti, a ciascuno/a navigante, in perfomance solitaria o condivisa, è chiesto di proporre ri-narrazioni del percorso, recupero di visioni, sistemazioni delle esperienze, possibilità di coraggio ed impegno nelle sabbie vorticose e nelle pietre pungenti della terraferma.

Il cielo implacabile grida arsura, ma nelle arcate antiche non si affloscia l’aliseo dell’avventura aliloista. Già – come per altri orti di intreccio tra vita e progetto, tra cuore e scienza- menti gagliarde inscritte in membra momentaneamente stanche, cominciano da qui a tracciare, con punta fine e e pensiero complesso, su più certe mappe, più inedite rotte per la nuova stagione.

Perché dai viaggi che svelano si torna solo per ri-partire. Con scandagli a doppio filo, con transizioni da spiagge magnetiche, con dilatato spettro di sguardo dal cassero.

In attesa di generatività da nuovi incontri: attese inquiete, biografie evolventi, professioni sociali, passioni civili, ingaggi culturali, rappresentazioni dell’alterità nel sé e del sé nell’alterità.

Perché non si arresti il coraggio di chi osa patti di speranze, invece di alleanze di egoismi; ri-conoscenza di vulnerabilità comuni, invece di identità dis-fatte.

Abbiamo forse imparato a credere – ancora e magari in direzione ostinata e contraria- nell'”oltre” che l'”in” ha generato, non per dionisiaca ebrezza ma per sublime amplesso.

Respiro di verità mai definita, ma possibile.

Buona estate, scrutatori/trici apotropaici/che di confini terracquei e moti cardiaci. Con le vele gonfie di Argo con cura rimessa in mare, andiamo con Giasone: è tempo di transumanar. Per chi cammina con un solo calzare…

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Violenza di genere e bullismo, anno 2017 e oltre…

15 MAGGIO 2017

Bullismi. La radici culturali della violenza: conoscere, agire, educare, prevenire

(CORSO, PER/ CORSO, SOC/CORSO, IN/CORSO CON/CORSO)

Il sole del sabato all’improvviso sulle vetrate e sui fiordalisi, che piegano la corolla verso l’alto per seguire un grande fiore giallo.
Erba non falciata in giardino vibra morbida di pioggia e brulicante di attese. Tra le mura di ospiti di pensiero altro , si chiude la seconda edizione del Corso di perfezionamento dell’UniBg “Violenza di genere e bullismo”, con l’equipe di donne (veggenti,- tutoranti- e non solo) in progress (Greta, Alessia, Laura) coordinata da Cri, argonauta, nocchiera.
La splendida Isotta-Sophie (con un Tristano ectoplasma e un Re Marco incerto e prigioniero del possesso) il giorno prima ci aveva messo sull’avviso: ci sono un altro potere (come possibilità) e un’altra libertà di (come responsabilità con).
C’è, con il soffio nuovo dello studio 6 in S. Agostino/UniBg, molta Alilò in questa avventura, che ogni anno (anche il prossimo ?) si misura con l’evoluzione della ricerca, la generatività degli incontri, il procedere delle biografie.
Metodologia che – andando in meta- tiene eros con logos, pazienza del progettare con passione della prassi, rigore determinato della scienza e della drammaturgia con desiderio impetuoso di  gilania e di oltre. Si incorporano consapevolezze, si destrutturano corazze, si apprendono alterità in/da sé.
Aspettative giovani e mature offerte ad altre composite e in-certe attese: processi generativi non subito misurabili con una customer satisfaction burocratica o un gioco di tamburi, ma da rinvenire nel tempo meno stretto di una stagione.
Stazione di un viaggio, partito dalla memoria, per rintracciare cammino di donne e uomini, fragilità comuni, riequilibrio del mutare tra generi: già sbuffa la locomotiva ecologica del pensiero che non si arrende, della verità che non abdica, della propulsione sociale al cambiamento che non desiste. Per scegliere sempre di ri-scegliere, per poter potere senza violenza, non solo per sé, per amori diversi che non siano alleanze di egoismi, ma patti di speranze.
Non possiamo sapere chi siamo se non sappiamo ciò che saremo.

E poi la quieta festa su una soglia indefinita ma irreversibile dall’oltre. Già la locomotiva addentra il bosco e tempi nuovi.

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Parole che generano, un’anteprima per partire

28 APRILE 2017

20 aprile; sole forzatamente generoso schioda la porta del teatro della controriformae: l’accademia secolare accoglie parole nuove che una giovane docente (Cri) e artisti di cuore (Mauro, Serena, Luigia) hanno spremuto da frutti aspri, dolci esistenze, vigorose domande.
Dare nome alle spirali che ruotano nella vita e nel mondo; ovvero da parole e passione (logos ed eros) generare ciò che fili di senso, legami di forza, tessuti di emozioni disegnano su cuori e menti. Pensando la musica dalla strada, la speranza dalla prossimità, la pienezza dopo l’adolescenza: e l’inatteso che ci sconfina, la cura che danza, la bellezza che si fa corpo.
E soffiando parole nuove, dall’argilla dei giorni uguali generate si alzano le fronde di nuovi alberi, vibrano al cielo insieme alle radici. E ancora cercheremo, insieme, parole che risuonino sulla soglia, invito ad entrare nel vero, invito ad uscire al bello.

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Maschi e femmine: non soltanto

7 APRILE 2017

Bullismi. Le radici culturali della violenza: Conoscere, agire, educare, prevenire

Giuseppe BURGIO, educante speculativo in anfratti urbanomarginali (di dolore e speranza), esploratore di mari bui e rivelanti (violenza, omofobia, maschilità partoriente), socio-peda-umano che cerca senso e evita oltre il guardrail del mondo omologato: sta con noi e ci chiama per nome il pomeriggio e per genere la sera. Alba incerta di queer insonne, brulichio di erba non ancora calpestata, desiderio del desiderio che avvicina il dito alla stella, l’irregola alla consapevolezza.
In uno spazio fluido di incontri, simile a una scatola rossa di legno e vino, sulla via antica dei pegni di Bergamo, noi divers* oltre l’omo-etero normazione, cerchiamo una scatola aperta ai venti del navigare e dell’approdare, dello sconfine del limite e dell’identità disidentitaria.
Nella sera che arriccia la notte sul palo della stanchezza parole affiatate per empatia sottile: voglia di guardare, per l’oltre prossimo venturo, dentro e attraverso; riconoscer(si) per ri-educare sé, noi, il mondo ad un abbraccio di umanità che non si arrende alla prostituita evidenza. Risancire i diritti di alcun*, perché diventino bandiera e pugno alto per tutt*.

E, come bambin* che scappa dal letto per sentire le voci di strada nella prima luce, ancora un cencio di lenzuolo copre per poco nudità prossime allo svelamento. E Orlando raccoglie in-attese domande: sfolgorano come frecce pacifiche sulle fronti di chi per sognare ancora, ancora eticamente sta dentro il gorgoglio dell’umanità che, oltre donne e maschi evolventi, accogliendo, muta.

L’immagine di copertina per questo post è tratta dall’archivio 2016 del festiva di Orlando: https://www.flickr.com/photos/135832517@N03/29433746840/in/album-72157670257053436

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Il tessuto fine della coibenza intergenerazionale: acqua e argilla…

16 SETTEMBRE 2016

Laboratorio formativo Intergenerazionale FNP Città di Bergamo

Disgelo di febbraio, frinire del giugno: in questo arco di stagioni in transizione una compagnia di uomini e donne pensionati/e della Cisl di Bergamo si sono avventurati/e in un percorso di esplorazione, di domande, di bisogni, di attese che nel microcosmo del quartiere Malpensata esitano, sporgono, fioriscono. Un tessuto sottile di percezioni e relazioni che restituisce una mappa inedita ed impegnativa a chi, come un sindacato “popolare” come la Cisl, vuole continuare non solo a rappresentare l’esistente, ma a condividere il cambiamento sociale e culturale. La inquieta finezza di analisi di Ivo Lizzola e la concreta intuizione politica dell’assessora Carla Marchesi hanno aperto la danza dell’ascolto. Recuperati alcuni attrezzi metodologici, i vispi e le vispe esploratrici hanno attraversato i campi più o meno arati della dinamica sociale e dei progetti del territorio (Comunità Ruah, Casa Amadei, case popolari, aiuto compiti, Circolo culturale Il Bosco, società sportiva virscit, Nuovo Albergo Popolare, gli stessi boulevards del bisogno al pianterreno della Cisl ecc…). Esperienze diventate narrazioni, rappresentazioni e – come si conviene dopo ogni ascolto- registrazione di suoni, voci, domande: tradotte con la maestria di Luciano Togni in un “corto sonoro” che traspare di vita, di specchi, di paure e di speranze. Ma anche nuovi apprendimenti per chi ha esplorato, nuove proposte per chi ha creduto. E, forse, continuerà a credere.