Sospeso sull’arco incerto tra paura e responsabilità on virus highway, il corso attendeva un segnale di partenza, una mossa di sciacquio e brezza, una convinzione sfidante. Pensieri nuovi sul cassero, lunga rincorsa del desiderio di partire, la tolda era vuota di corpi ma non c’erano assenze di sguardi e abbracci a distanza. Le radici culturali della violenza n. 4 aveva già acceso decine di viaggiatrici e viaggiatori, bagagli in mano, sacche di domande, tracce curiose su viso e cuore. Per pescare incontri, tramare consapevolezze, gonfiare le vele per andare dove l’acqua confonde e ricompone colori e generi, svela poteri e rivolte, urla ferite e rinunce, placa prestazioni e sconfitte.
Ecco: qualcuna toglie – parte un applauso – le transenne, abbassa la corda, chiede alfabeti nuovi e penne invisibili per non perdere il coraggio del dire e la spirale del gioco.
Si parte, (sì, si parte!) insieme da stelle diverse di un unico cielo, al primo bando di Isotta con vele nere e bandiere rosse e conchiglie di sussurri e grida.
E la brezza congiunge lunghissima fremiti e bocche di ogni navigante che già ama ogni anima della ciurma (incantata e incantevole).
Un maschio plurale disegna alterità che si cercano, una donna affettiva svela domande di conoscenza implume e imbarazzi di adulti vacillanti (età disperse) e verrà un giovane Teseo a smuovere corpi e bussole.
Si gioca il cuore e la fantasia per riempire la libertà di responsabilità invece che di paura. La giovane pilota delle onde che inquadrano i volti in viaggio rilega nuvole di parole e legami di menti. È proprio Alilò che com-bacia eros e logos, sazia la fame di rigore e la sete di leggerezza.
Non si torna più indietro, baldanzose & assennate argonaute di una storia che diversamente e di nuovo dal dentro viene narrata.
Buon viaggio da un attonito camallo di porto